Nel giorno in cui ricorre l’ottantesimo della Liberazione dal nazifascismo in Italia, mi è capitato tra le mani Lessico Famigliare di Natalia Ginzburg, non un testo che si associa immediatamente alla resistenza e alla seconda guerra mondiale, non si tratta infatti né di un saggio né di un romanzo storico.
L’autrice, nata Levi, racconta la storia della sua famiglia attraverso appunto il lessico che ne ha caratterizzato negli anni le interazioni tra i suoi componenti: le parole inventare o storpiate, le filastrocche, le espressioni ripetute, i soprannomi che si caricano di valore solo all’interno di quelle relazioni familiari e che colorano la memoria e ne costituiscono l’eredità più tenera.
Forse ogni famiglia, anche contemporanea, potrebbe produrre un proprio vocabolario di termini ed espressioni, magari anche semplici e sentite mille volte in altri contesti, ma che proprio dentro quei rapporti significativi assumono un calore e una connotazione assolutamente unica e irripetibile, quasi un codice segreto comprensibile solo a chi anima quello spazio invisibile che chiamiamo famiglia.
Questa lettura non solo è preziosa per la scoperta della dimensione intima del linguaggio, peculiare di ogni affetto in qualsiasi tempo e a qualsiasi latitudine, ma in questo momento, a ridosso delle celebrazioni del 25 aprile, ha un senso ulteriore e ci permette di volgere lo sguardo e riflettere sull’esperienza di tanti nuclei familiari che 80 anni fa, dopo una lunga sofferenza, hanno gioito per la ritrovata libertà. Infatti nelle vicende dei membri della famiglia Levi entra ripetutamente la storia con la S maiuscola, e lo fa con la brutalità delle leggi razziali, del carcere per reati di opinione e delle fughe oltre confine lontano da casa. In questo intreccio, tra memoria domestica e grandi accadimenti del ‘900, si stagliano anche gli incontri con i giganti della nostra storia nazionale: Filippo Turati che trova accoglienza e riparo proprio in casa dell’autrice e Cesare Pavese che insieme al marito di Natalia, Leone Ginzburg, collabora alla fondazione della casa editrice Einaudi. Il racconto di una storia stra-ordinaria, fuori dall’ordinario appunto, come lo sono sempre le epopee di tutte famiglie, quelle note e quelle silenziose.
Con un pensiero grato alle tante e tanti, di cui non conosceremo mai le storie che hanno contribuito a riscattare la nostra Storia.
Buona lettura e buona Liberazione!