Poche settimane fa, a inizio dicembre 2024, l’annuncio della scomparsa del noto psichiatra Eugenio Borgna mi raggiungeva proprio mentre ero immersa nella lettura di questa sua raccolta di casi clinici, insieme alla malinconia che accompagna notizie di questo genere ho avvertito chiaramente la sensazione che si fosse spenta una delle ultime voci di quella psichiatria umana direttamente collegata alla rivoluzione basagliana iniziata più di quaranta anni fa.
Non era il primo “incontro” con questo autore, avevo già apprezzato in precedenza Come se finisse il mondo, splendido saggio sulla schizofrenia. De L’ascolto gentile mi aveva inizialmente attirato il titolo: la suggestione che l’ascolto, un atto silenzioso, percepito talvolta addirittura come passivo, distaccato o disinteressato potesse essere caratterizzato dalla gentilezza, e trasformarsi, si realizzerà durante la lettura, in un coraggioso atto di resistenza alla semplificazione.
Borgna ci propone la storia di alcune donne, sue pazienti, incontrate nel manicomio di Novara: i racconti delle protagoniste si caratterizzano tutti per la dolorosa esperienza della depressione e dell’ideazione suicidaria.
L’autore ci consegna le loro storie con una preziosa delicatezza, guarda al loro dolore sempre con tenerezza e partecipazione. Auspica a più riprese, nel corso della narrazione, la necessità di porsi in una posizione di ascolto simmetrica, partecipando della sofferenza dell’altro, ritrovandosi nello spazio di cura semplicemente come essere umani accomunati dal mistero della vita e della morte.
Borgna non solo ci parla della necessità che medico e paziente costituiscano una comunità di cura, ma si spinge fino a teorizzare l’importanza di riconoscersi come comunità di destino, di scoprirsi sullo stesso insondabile, e a tratti faticoso, sentiero di vita.
L’autore sembra richiamare tutti, non solo i sanitari, alla responsabilità delle proprie parole e dei propri comportamenti e sottolinea il ruolo che l’attenzione profusa nella relazione può giocare nella cura.
L’augurio che mi faccio per questo inizio d’anno, nella professione, ma anche nella vita, è proprio questo: dedicare tempo e partecipazione ad un ascolto quanto più possibile gentile.